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giovedì 30 settembre 2010

Non Ci Sono Risposte, Soltanto Scelte

Il titolo è un'affermazione dell protagonista del film "Solaris" di Steven Soderbergh (un remake interpretato da George Clooney).
Vidi il film alcuni anni fa, ma la frase mi colpì immediatamente e mi è sempre rimasta impressa nel cuore, così come, navigando sul web, vedo che è accaduto ad altri.
Avere scoperto dopo tanto tempo questa condivisione, una briciola di frase in mezzo a 100 minuti di film, mi ha messo di buon umore.
Mi è sembrata la prova che esiste ancora la capacità di un comune sentire e che non è andato del tutto perso quello che è il nostro vero Sesto Senso: il "buonsenso".
Quello che ci fa immediatamente giudicare come ripugnanti tante cose sbagliate che vediamo attorno o dentro noi, ma che anche ci fa ascoltare le cose buone e ci fa fiutare al volo se e dove vi sono semplici e fondamentali verità, quelle col sapore morbido del pane ancora caldo.

una assoluta marginalità
a prova di stupido
i prodotti del pensiero
correnti ed eresie
questions about faith 
a Cesare quel che è di Cesare
cartolina da Medjugorje 

giovedì 23 settembre 2010

Camere Costose

Si sente spesso discutere delle indennità che ricevono i nostri parlamentari.

Secondo alcuni sono troppi soldi, secondo altri troppo pochi.

Sicuramente va salvaguardato il principio che deputati e senatori devono essere indennizzati in maniera da poter svolgere il proprio mandato senza essere ricattabili a causa di preoccupazioni economiche, in autonomia ed indipendenza.
Detto questo, penso che per determinare gli importi spettanti forse si potrebbe anche tenere conto della concreta condizione dei singoli, del loro reddito e del loro patrimonio.

Questo criterio potrebbe però portare anche a risultati paradossali.

Perché, chissà, forse al lavoratore dipendente che diventa onorevole basterebbe conservare il proprio stipendio ed avere il rimborso spese.
Pensiamo invece a tutti i liberi professionisti, imprenditori ed industriali che stanno in Parlamento.
Per loro, il tempo dedicato alla cosa pubblica comporta un sacrificio sicuramente molto maggiore e allora è lì che si dovrebbe intervenire con maggiori sostegni economici.

La non-ricattabilità di un ricco costa sicuramente più di quella dell'impiegato.
un bilocale in condizioni eccellenti
voto di idoneità
cambiare le carte in tavola
ministro Mara Carfagna 

giovedì 16 settembre 2010

La Memoria E Il Furore

I ricordi, specie se riguardano le azioni degli altri, si fissano soprattutto sugli episodi negativi.
Dimentichiamo con facilità i nostri errori, ma difficilmente ci scordiamo dei torti subiti.
Nel caso poi si tratti di genocidi, stragi, usurpazioni di intere popolazioni o territori, il dolore impresso nella memoria collettiva, di questa stessa memoria si nutre, e spesso diviene nuova violenza, che la si chiami vendetta, riparazione o giustizia.


La memoria è certamente un dovere, anzitutto per onorare gli abusati e i caduti, rimasti spesso senza nome.
Ma è anche un dovere non trasformare la memoria in furore.
Incanalare il ricordo sulla strada della violenza genera il meccanismo della faida, delle successive e reciproche ritorsioni.la memoria e il corteo

Premesso che ogni persona ha diritto ad una vita libera dal bisogno e dignitosa, sarebbe a volte indispensabile che individui e gruppi trovassero il coraggio di accettare ciò che è accaduto e la forza di mettere il proprio animo "in pace".

Così come da sempre ci sono crimini terribili rimasti impuniti, ricordiamoci che ogni Stato nella sua fondazione od evoluzione ha fatto torti ad altri.
Ognuno di noi può far parte della schiera sia dei carnefici che delle vittime.un popolo

Coltivare la memoria per distillarne veleno non fa altro che generare ancora comportamenti distruttivi ed autodistruttivi, sia per il singolo che per la collettività.

L'orrore televisivo dell'impiccagione di Saddam Hussein sembra tragicamente richiamare gli scarni resoconti delle esecuzioni di Norimberga; lo strazio delle donne tedesche seviziate e stuprate all'ingresso delle truppe alleate a Berlino si salda indissolubilmente col dolore di chi ha perso i propri cari nei campi di concentramento nazisti.

Troppo spesso la giustizia, non importa che si stia nella ragione o nel torto, appartiene a chi la conquista con la forza.

33 anime salve
istantanee da Berlino
Osama Bin Laden
fragile
strappato a Morsi  
25 aprile minuscolo 
S-Memoria (Una Persona Fortunata)

giovedì 9 settembre 2010

Morale: A Terra (2)

Il dibattito sollevato dal teologo scrittore Vito Mancuso è proseguito.(morale: a terra)
Il problema in discussione, se sia cioè giusto, potendo scegliere, continuare a lavorare per un padrone ritenuto immorale, sembra risolto.
Il prof. Mancuso se ne andrà (pare) dall'editore Mondadori e per tutti gli altri il dilemma è stato proprio estirpato: non esiste.

Non è che non sussista il problema di una legge "ad aziendam", come è stata chiamata: non esiste proprio nessuna morale con tutti i conseguenti dubbi e mal di testa.
Infatti quello etico è solo un discorso di facciata, perché se fosse reale se ne starebbe lontano dalla ribalta dei giornali, ben chiuso nell'intimo della coscienza, e poi per quale motivo solo adesso Mancuso si accorge del conflitto di interessi, mentre poteva e doveva accorgersene prima etc.

Dunque concludiamo.
Mentre finora si pensava che una morale servisse (anche) a regolare i rapporti col prossimo, adesso sappiamo che essa è un fatto interiore privato (a meno che non si buttino le cicche sul marciapiede).
La morale e la coscienza, inoltre, sono granitiche: non cambiano mai, non ammettono approfondimenti né correzioni di rotta, salvo che si tratti di leader libici, soci d'affari che però ci scandalizzano se coi cavalli bèrberi calpestano il sacro suolo romano.

Dev'essere proprio così: quella etica è solo una questione che oggi va di moda ostentare, come ampiamente attestato da tutti coloro che negli ultimi millenni si sono sacrificati per aver detto "no, non ci sto".
radiato a vita: grazie fia
felice incoerenza
correnti ed eresie

giovedì 2 settembre 2010

Rapporti Sessuali Completi

Non so se qualcuno si ricorda dei "Rapporti Sessuali COMPLETI".

Cercavamo di sapere dai nostri coetanei se già li avevano avuti; i nostri genitori tentavano di carpirci prove o ammissioni con subdole trappole; e pensare che il più delle volte neppure noi stessi avremmo saputo dire se li avevamo avuti o no.

Oggi la distinzione tra completo e "semplice" mi sembra diventata anacronistica.
Eppure un senso potrebbe ancora averlo. Mi riferisco al nostro continuo, quotidiano relazionarci.
Può sembrare una banalità, ma quante volte nel corso di una giornata il nostro modo di comportarci è condizionato dal sesso di chi ci sta di fronte o a cui stiamo scrivendo o parlando al telefono ?

Quanti di questi rapporti li potremmo definire sessuali, senza in alcun modo neppure sfiorare la carnalità, la molestia e neppure il flirt ?
Quanto ci dà piacere essere riusciti a strappare un sorriso sincero alla barista o alla funzionaria delle poste, o aver accennato ad alcuni problemi con un'amica  o una collega ?

Si tratta pur sempre di rapporti importanti che ci danno piacere,  forse più veri e significativi di certi "rapporti sessuali completi".
spontaneo = pericoloso
realtà virtuale
sesto comandamento